Provate a immaginare di camminare su una corda, come funamboli sul filo del progresso.

Nel caso di caduta, potete scegliere se farlo in un campo fiorito oppure in uno informatico.

Per non cadere, occorre equilibrio.

Questa, la parola chiave di questo mio articolo.

“Guardandola negli occhi, le accarezzò il viso”, “Sfiora la mano…”, “Sussurrandole all’orecchio…”, “Basta una stretta di mano…”, “Ballavano guancia a guancia”, “L’abbracciò stringendola a sé”, “Batti cinque…”

Sono solo una parte di frasi che rimangono nei nostri ricordi degli anni passati.

Il periodo che stiamo attraversando è entrato nella storia per averci costretti a evitare il contatto fisico e a isolarci, oltre ad aver portato enorme tristezza a causa della morte di migliaia di persone.

Ma chi è rimasto in vita, dovrebbe profondamente riflettere e gioire sulla buona sorte aggiudicatagli.

Viviamo in una società in cui il progresso avanza così velocemente, che forse non siamo preparati a tenerne il passo.

Tutto sembra rientrare nella normalità.

Lo smart watch, che sembrava fantascienza quando da ragazzino lo vedevo nei film di James Bond, oggi è alla portata di tutti, si acquista con poche centinaia di euro.

Le auto parcheggiano da sole, i computer parlano, camminano, ci guidano.

Inviare foto e documenti da una parte all’altra del mondo è ormai scontato, così come la video chiamata o l’utilizzo del web.

L’essere costretti all’isolamento, ha valorizzato il social come uno dei mezzi, se non unico, di comunicazione e appunto come pronuncia lo stesso nome, di socializzazione.

Meno male che esiste, altrimenti chissà quale peso avrebbe avuto questa emarginazione.

L’ormai quotidiano uso che facciamo degli elaboratori elettronici, che siano essi sotto forma di telefonini, di smart tv, di orologi, di tablet o computer, rientra nella normalità della nostra vita.

Non riusciamo più a fare a meno del telefono cellulare, l’interazione tra esseri umani e mezzi informatici è pura quotidianità, siamo indubbiamente diventati “cyber”.

Lo siamo in normali condizioni di vita, ma da quasi un anno, alle “normali condizioni” è stato ridotto il contatto fisico tra le persone, e aggiunto l’isolamento.

Quindi, da questo momento in poi desidero attirare la vostra attenzione sulla parola chiave di questo articolo: “equilibrio”.

La scienza ha dimostrato che con l’isolamento l’equilibrio mentale è a rischio, ma su questo, lascio la parola appunto agli scienziati.

Concentriamoci invece sull’interazione tra uomo e macchina, tra essere umano e computer.

Esattamente come funamboli sul filo del progresso.

E’ fondamentale saper dare il giusto bilanciamento alla parte umana che si contrappone a quella digitale.

La noia per esempio, può indurci a “sfogliare” il web facendo scorrere ore della nostra vita davanti a un monitor, senza che ce ne accorgiamo.

In questo dovremmo essere ponderati, ne va della nostra salute.

In quanto al social, siamo convinti di esserne padroni, ma al tempo stesso lo temiamo.

Ci preoccupiamo che le varie piattaforme possano fare cattivo uso delle nostre foto o di quello che pubblichiamo, facciamo girare post di intimazione contro gli stessi social.

Dovremmo avere però la consapevolezza che stiamo colpevolizzando noi stessi, considerato che solo noi possiamo aver reso pubbliche quelle foto e quindi ne siamo responsabili.

Qualche volta l’euforia di voler condividere qualcosa con gli amici sbilancia il nostro controllo.

Dovremmo, prima di pubblicare, rifletterci sopra qualche minuto in più, per capire se è il caso di rendere pubblica quella cosa o meno.

Teniamo presente che nonostante i filtri che mettiamo sul social per la condivisione solo con i nostri amici, la pubblicazione può avere un estensione a macchia d’olio.

L’esempio più semplice che posso riportarvi è questo: “io pubblico con il filtro che consente solo ai miei amici di vedere quanto ho pubblicato, a un mio amico piace il mio post e lo condivide con il filtro che solo i suoi amici potranno vederlo, ma tra i suoi amici ci saranno persone che non conosco, ed ecco che il mio post è praticamente diventato pubblico perché visibile ad estranei.”

L’utilizzo della rete network offre la possibilità di esporci, mostrando pubblicamente quello che desideriamo che di noi sia visto.

Il social, ci permette anche di commentare, di esprimere la nostra opinione, di criticare.

Sono grandi possibilità offerte dal progresso, ma è molto facile lasciarsi andare e perdere il controllo.

Siamo dietro uno “scudo”, il monitor, che rende tutto più facile, perché siamo apparentemente soli e apriamo le porte del nostro essere al mondo.

Quando dico “mondo” non esagero, me ne sono reso conto, quando dopo aver creato questo sito, che offre agli artisti la possibilità di esporre le proprie opere per fare mostre virtuali, alla sua pubblicazione online il primo artista che mi contattò nel 2012, lo fece dal Vietnam.

Potete ammirare una delle sue opere tra le immagini di questo articolo.

Ricordiamoci quindi, che il monitor è un falso scudo.

La conseguenza, è che quello scudo ci carica di un concentrato di energia, che spinge a esporci su cose che nella vita reale, (faccio distinzione tra la vita reale, quotidiana, e quella virtuale vissuta attraverso i mezzi informatici), non avremmo mai affrontato.

Una forza che realmente non abbiamo, falsa come lo scudo che apparentemente ci protegge.

Come funamboli sul filo del progresso, l’equilibrio è importante.

Il nostro parere sul social va bene, ognuno deve liberamente esprimere la propria opinione, il proprio pensiero.

Dovremmo farlo con la consapevolezza che esiste un galateo del web, la corretta forma per la comunicazione con gli altri è fondamentale se usiamo il social per farlo.

Altrimenti, questa rete non si chiamerebbe “social network”.

Esprimersi con aggressività non fa dell’essere umano un genere forte, preparato.

Porsi come i più grandi esperti dell’argomento, come se nessuno avesse la competenza per replicarci, può solo danneggiare l’individuo, perché incapace di ascoltare i veri competenti.

Quindi, prestiamo più attenzione equilibrandoci prima di esporci, perché del social se ne possa davvero fare un mezzo di costruzione, non di costrizione.

Ricordiamoci di essere esposti alle possibilità che l’intera popolazione mondiale ci veda, nascosti dietro una falsa barriera.

Un altro degli errori che commettiamo sul web, è lo sfogo contro qualcuno.

E’ risaputo che colpevolizzare qualcuno è facile, ma a volte sembra quasi che il genere umano viva per questo.

Farlo pubblicamente spesso non risolve il problema,  anzi lo ingrandisce fino a una rottura lasciandolo irrisolto.

Si aggiunge inoltre la possibilità di avere umiliato qualcuno inutilmente.

Il risultato è che sul social, non leggiamo altro che sfoghi, lamentele e battaglie, perdonatemi, questa non è forza, non è coraggio.

La vera forza è saper riconoscere i meriti di qualcuno, valorizzare l’essere in quanto dello stesso genere, sostenerci, incoraggiarci, aiutarci.

L’equilibrio dell’auto controllo e il coraggio di gratificare chi lo merita rende forte il nostro essere.

Vantarne i pregi non i difetti, facendo in modo che si diffondano velocemente, per potere fieramente aprirsi al mondo e non essere costretti a chiudersi a riccio.

Quindi, facciamo che la sensibilità regni nell’essere umano, in modo che l’uomo possa vivere in un mondo fiorito e colorato, senza incupirsi nel freddo grigiore dell’informatica, ma facciamolo nel pieno rispetto del progresso.

Appunto un giusto equilibrio tra l’uomo con i suoi sentimenti e la macchina esecutrice dei suoi comandi.

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